I gatti hanno goduto di un’enorme popolarità in molte culture. Non solo erano venerati per la loro bellezza e il loro carisma, ma anche perché erano considerati sacri da molti popoli antichi. 

Qui di seguito ti sveliamo il significato e l’importanza dei gatti in diverse culture antiche

I gatti nella mitologia egizia

Da quando i gatti sono stati addomesticati in Egitto, circa nel 3000 a.C., sono diventati indispensabili per controllare parassiti come i topi e sterminare animali pericolosi come i serpenti. 

Ciò ha spinto gli Egizi a comprendere il comportamento dei gatti e a nutrire un grande affetto per questi felini.

Nella mitologia egizia, i gatti erano associati alle loro principali divinità:

  • La dea della maternità, Bastet: questa dea aveva la forma di una gatta e la sua rappresentazione serviva a proteggere i bambini e la famiglia.
  • Il dio sole Ra: fu proprio Bastet a difenderlo dalla Dea Apophis.
  • Sekhmet: sebbene non fosse una gatta, Sekhmet è una dea rappresentata con un altro grande felino, ovvero una leonessa, l’alter ego di Bastet, in quanto rappresentava il lato violento e vendicativo.
  • Mafdet: è considerata la prima divinità felina della cultura egizia, rappresentata come una lince che proteggeva gli animali velenosi come serpenti e scorpioni.

La razza di gatto associata alla cultura egizia è il gatto sfinge ed ecco le curiosità e le caratteristiche del gatto Sphinx o gatto senza pelo

I gatti nella mitologia greca

Nell’antica Grecia, i gatti erano venerati e considerati esseri divini. Alcuni dei dell’Olimpo avevano gatti come compagni.

  •  Il dio greco della guerra Ares: aveva una gatta come compagna.
  • La dea greca Artemide: i gatti erano associati a lei perché considerati animali da caccia e guardiani della natura.

Questi felini in realtà sono arrivati in Grecia e Roma perché portati illegalmente dall’Egitto. Si dice che volessero acquistarli, ma gli egiziani rifiutarono, il che portò al furto di 6 coppie di gatti da tenere per sé.

I gatti nella mitologia indiana, cinese e giapponese

La storia dei gatti è scritta anche nelle culture indiana, cinese e giapponese, dove si trovano divinità raffigurate come felini.

  • Shiva: nella cultura vedica indiana, il gatto era venerato come il dio Shiva. Shiva è il dio della distruzione e della rigenerazione e i gatti erano considerati sacri perché Shiva li usava per distruggere i mostri malvagi.
  • Li Shou: antica divinità gatto cinese associata alla protezione, alla fertilità e ai raccolti abbondanti.
  • Maneki Neko: era la dea giapponese della fortuna e della prosperità. Si credeva che i gatti portassero fortuna ai loro padroni e che il suono del loro campanello attirasse la buona sorte.
  • Bakeneko: in Giappone non erano considerati degli dei in tutti i sensi, ma avevano poteri soprannaturali, potevano volare, mutare forma, lanciare palle di fuoco o camminare su due zampe come gli esseri umani.

I gatti erano associati al potere della magia; si credeva che i gatti fossero in grado di vedere il futuro e gli spiriti, permettendo loro di guidare i loro padroni verso la saggezza. Ecco quindi i miti e le superstizioni dei gatti neri, che erano più legati a questi poteri occulti.

I gatti nelle antiche culture norrene e celtiche

Due delle culture più antiche d’Europa, quella celtica e quella norrena, hanno visto i gatti come fedeli rappresentanti della divinità.

  • Nell’antica cultura celtica: i gatti erano anche venerati come simboli di potere e magia. I gatti erano considerati esseri divini e si credeva che potessero vedere il mondo spirituale. 
  • Il gatto nella mitologia norrena: era comunemente associato alla dea Freyja, dea della fertilità, dell’amore e della guerra. Si diceva che avesse due gatti giganti che trainavano la sua carrozza. 

Questi gatti si chiamavano Bygul e Trjegul, che significano rispettivamente “ape dorata” e “ape striata”.

Nelle culture antiche, i gatti erano associati a molti dei e dee, ed erano venerati come simboli di potere, magia e saggezza. Queste credenze si riflettono ancora nella nostra cultura moderna attraverso l’usanza di regalare gatti di porcellana come portafortuna e protezione.

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